Libri per ragazzi: Neve rossa – Ferdinando Albertazzi e Sebastiano Ruiz Mignone

Albertazzi, primo a introdurre il noir nei libri per ragazzi (insieme a Loris Macchiavelli e Laura Grimaldi, nientemeno), e Mignone, cha ama svariare tra l’avventura e il comico con incursioni in altri generi, hanno ambientato nella loro citta, Torino, questo giallonero senza effettacci sanguinolenti, splatter, ma adrenalinico per colpi e contraccolpi a sorpresa, tensione continua, scrittura secca, ritmo incalzante attraverso capitoli brevi come inquadrature cinematografiche. Sotto Natale, frenetico come sempre, due ragazzi vengono uccisi in un cinema. Erano compagni di scuola di Vlady, tredicenne curioso, intelligente, appassionato di libri e film gialli, amico del commissario di polizia incaricato del caso, che chiama zio, ma che per la mamma, anche lei poliziotta, è qualcosa più che collega. Seguono altri omicidi analoghi. 

Il ragazzo segue in diretta lo svolgimento delle indagini, condotte “alla vecchia maniera”, senza intercettazioni né telecamere, ma raccogliendo testimonianze e indizi, che però rischiano un “cortocircuito indiziario” per la ridda di personaggi, tutti inconfondibili e indimenticabili per i nomi o soprannomi e le caratteristiche peculiari. Il Comandante, un senzatetto che dorme sulla panchina e ama parlare parlare parlare dice di aver visto un uomo con la faccia rubizza vicino al terzo assassinato sulla neve. Zen, che con Kat ha scritto il bestseller Il carnefice, ha perso la sua penna Montblanc. Il tabaccaio chiamato Ottodita perché ha perso i pollici vende anche le Montblac ed era andato in quel cinema proprio quel giorno (o la sera), ma lui e la cassiera mentono. Nella toilette della Rinascente vicino alla quarta vittima viene trovata una vecchia Montblanc con incise iniziali quasi illeggibili. Il killer, un’ombra alta e scura, si confessa con Don Ivo, che riferisce al commissario quel che può. Al cinema uno sconosciuto alto e nerovestito con guanti privi di pollici somigliante a Dracula spaventa Vlady. Che ora sa si essere un obiettivo.

 Alla fine, risolto il caso, Vlady ripensa al suo “uomo nero”: tutti lo abbiamo. Ciò non gli impedisce leggere un nuovo libro, L’uomo che uccideva al cinema: “Gli piaceva tantissimo…da morire”. Se il prologo cita la canzone di Ligabue “una vita da mediano” (del killer), l’epilogo potrebbe ricordarci De Gregori: “Vlady, non aver paura di sbagliare un calcio di rigore…un giocatore lo giudichi dall’altruismo, dal coraggio, dalla fantasia”.
Da 12 anni

Fernando Rotondo      

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